L’Ultimo suonatore
Liberamente tratto da TINGENTANGEL di KARL VALENTIN
Da una parte c’è un direttore d’orchestra autoritario che adopera la sua bacchetta come uno strumento di potere. Dall’altra i musicisti (vale a dire il disordine, la fantasia, la ribellione) che – malgrado le interruzioni, le riflessioni dell’uno, gli incidenti e gli accidenti dell’altro, i costumi improbabili, i vuoti di memoria, i problemi con la coulisse dei tromboni e il nodo del farfallino che non vuole stare al suo posto – si impossessano della bacchetta e ribaltano i ruoli in un trionfo del non senso e della libertà.
Utilizzando il classico testo di Karl Valentin come canovaccio e sfruttandone la struttura di teatro nel teatro, i dialoghi e i monologhi dell’autore si intersecano con la musica della scalcagnata orchestrina del Tingeltangel.
Una musica che spazia da Kurt Weill alle canzonette d’oggigiorno, da armonie dure e dissonanti a melodie leggere e struggenti, diventando essa stessa protagonista e anello di congiunzione drammaturgico con la comicità anarchica di Valentin, viva, intelligente, surreale, graffiante, disarmante, a volte cattiva, demenziale ma sempre attualissima.
Per saperne di più
Dello spettacolo
Mettere insieme in uno spettacolo la Banda Osiris, Eugenio Allegri e Karl Valentin, può produrre soltanto fantasia, felicità e stupore. La Banda Osiris riesce a dissacrare con raffinate esecuzioni, trovate surreali e tratti di poetica follia mostri sacri della musica e qualsiasi forma d’oggetto e di strumento.
Eugenio Allegri è attore che brilla sulla scena, per virtù interpretative e narrative, per le sue doti espressive. Karl Valentin, clown musicale e autore di cabaret degli anni Venti – animatore dall’aria allampanata di sere bavaresi dentro locali affollati, fumosi e odorosi di birra – trasmette ancora oggi, attraverso i suoi scritti, grande comicità, la più singolare mai vista e mai sentita sulla scena.
“L’ultimo suonatore” è dedicato a lui; all’artista metafisico e surreale che con la delirante logica dei suoi cavilli, sconvolgeva ogni proposito; che intrappolava persone e cose, e anche se stesso, in tortuose macchinerie: fino a travolgere tutti, in anni tormentati e bui, in una insania totale e, tutto sommato, benefica.
Sono soprattutto monologhi, dialoghi, lettere, i suoi testi di scena, ad ispirare la recitazione di Eugenio Allegri nonché la musica e le fantasie dei quattro musicisti della Banda Osiris; anche loro del resto, come Valentin, impertinenti provocatori, liberi nell’uso e nell’abuso di oggetti e situazioni.
Diavolerie della Banda con Allegri
La Stampa, pagina Spettacoli, 23 febbraio 2003
TORINO – Che diavoleria l´incontro artistico tra la Banda Osiris e Eugenio Allegri. Il gruppo che ha cambiato la musica in clownerie e l´attore che non teme i confini tra generi hanno unito i loro talenti per rappresentare, col titolo “L´ultimo suonatore”, nientemeno che “Tingeltangel” di Karl Valentin, applauditissimo al Matteotti di Moncalieri.
Karl Valentin, al secolo Valentin Ludwig Fey, tedesco di Monaco, è stato uno straordinario inventore di cabaret. Avrebbe voluto fare il clown musicale, ma poi la drammaturgia gli prese la mano. Alto, magro come il fil di ferro, provocava la risata fin dall´entrata in scena, in quegli angusti e fumosi locali della Monaco anni `20-´30. Aveva un fan straordinario, Bertolt Brecht, che, diventato famoso, non esitò a indicarlo fra i propri maestri. Nonostante il successo, nonostante le acclamatissime apparizioni cinematografiche, Valentin è morto poverissimo nel 1948. Ci ha lasciato più di 400 opere tra commedie e sketch, accostate ora a Joyce per l´invenzione lessicale e ora a Ionesco per l´atmosfera assurda che le pervade. “Tingeltangel” è la più famosa: racconta il tentativo di eseguire un concerto con un´orchestra riottosa, capricciosa, renitente, e un direttore indegno del podio.
“Tingeltangel” occupa la parte centrale dell´”Ultimo suonatore” e investe lo spettatore col soffio irresistibile dello sconquasso organizzato. Ci sono altri pezzi valentiniani in questo spettacolo dominato dalla follia. C´è il “Teatro dell´obbligo” trasformato nell´”Intervallo dell´obbligo” (un pezzo a luci di sala accese in cui si parla della necessità e dei vantaggi dell´intervallo che nessuno però potrà fare). C´è la “Lettera d´amore” tutta giocata sulla variazione ossessiva di una sola parola: scrivere. C´è “Il finimondo” e c’è “Padre e figlio discutono della guerra”, che di questi tempi acquista una triste, immutabile, struggente attualità.
Allegri s´infila in questi pezzi divertenti e dominati dal nonsense con partecipazione trafelata e indaffarata. Si prodiga quasi senza riprender fiato, fa esplodere il lato assurdo della buffoneria, strepita, trapesta, suda. Fa, a parole, quel che la Banda Osiris fa con la musica, con gli strumenti usati come personaggi, con le sonorità proditorie e gli sfottò. Una clownerie al quadrato, densa di intelligenza e di bravura. Che volere di più?
Osvaldo Guerrieri
La musica dall’aldilà
La Stampa web – Torino Sette – 21 febbraio 2003
Di per sé l’accoppiata è già un bell’evento, la scelta del testo fa poi scommettere che lo spettacolo sia di quelli da non perdere. Sul palco Banda Osiris con Eugenio Allegri, brillante sodalizio artistico che si è lasciato ispirare dal testo di Karl Valentin “Tingeltangel” per mettere in scena “L’ultimo suonatore”.
Chiara la volontà di comunicare attraverso il gioco dell’ equivoco, quelle regole del teatro dell’assurdo che proprio in Valentin hanno uno dei maggiori portavoce. “Nel testo originale la storia si svolge in un ambiente da cabaret, dove la difficile comunicazione fra un direttore d’orchestra e i suoi musicisti diventa l’espediente per raccontare, riflettere, improvvisare” spiega Gianluigi Carlone che nella Banda Osiris è voce, sax soprano e flauto. Con lui Giancarlo Macrì, percussioni e basso tuba, Roberto Carlone, basso, trombone e tastiere e Sandro Berti, chitarra e trombone. “La nostra interpretazione ci ha portato nell’aldilà, ovvero siamo un gruppo di musicisti trapassati, i vivi sono gli spettatori” dice ancora l’artista.
Da qui possono nascere mille strade, la prima è che i musicisti, pur nell’adilà, sono vivi con la loro musica, la loro arte; di fronte il pubblico, passivo in attesa del concerto, immobile sulle sue sedioline, noiosamente più aldilà che aldiquà. Eccolo, chiaro, il gioco del non senso, sviluppato soprattutto nella prima parte dello spettacolo, mentre nella seconda la centralità è dedicata alla guerra nella sua tragica attualità, con brani tratti da Kurt Weill, dall’ “Opera da tre soldi”, musica e parole che riescono a mescolarsi fino alla “Samarcanda” di Vecchioni.
Eugenio Allegri è naturalmente il maestro d’orchestra, come pure l’anima aleggiante di Valentin, è colui che tenta di riportare l’ordine fra i musicisti ribelli . Vorrebbe metterli in riga, li richiama, li invita, fino all’esasperazione a mettersi a posto il farfallino, a rinverdire la memoria, a non interrompere, insomma a fare il loro mestiere, a tirar fuori la musica. E’ l’orchestra lo farà, eccome se lo farà, ma con i tempi scombinati, apparente disordine, la sua libertà, che diventa assoluta, sorta d’anarchia scenica, quando arriverà a impossessarsi della bacchetta del maestro. Come mai potrebbe accadere in un concerto nell’aldiqua, ma le regole possono sembre cambiare.
Tiziana Platzer