Gianduja
di Alfonso Cipolla e Giovanni Moretti
adattamento e regia di Eugenio Allegri
La tradizione vuole che la maschera di Gianduja sia stata inventata nel 1808 dai due più grandi burattinai del loro tempo: Giovanni Battista Sales e Gioacchino Bellone.
Nei suoi due secoli di vita la maschera ha percorso una parabola ben definita che l’ha portata ad intrecciare la sua storia con quella del Piemonte e dell’Italia. L’apice lo raggiunge nel Risorgimento, diventando uno dei simboli popolari dell’Unità; e non c’è evento che non sia attraversato da Gianduja: dalle Esposizioni Universali alle guerre coloniali e mondiali, fino all’inaugurazione della FIAT.
Il Fascismo però, nemico dei dialetti, ridimensiona Gianduja che, seguendo la sorte di altre maschere, viene relegato a un ambito regionalistico di degradato folklore.
I copioni storici con Gianduja, sia manoscritti che a stampa, lasciano ampio spazio all’attore interprete della maschera che può, in tal modo, instaurare un rapporto diretto con il suo pubblico.
Sulle tracce di Toselli e del Teatro piemontese – incrociando la satira politica e il Carnevale come segno dell’Unità nazionale, reinventando la maschera di Gianduja al centro di una sequenza di scene in cui appaiono tra le tante e varie maschere Arlecchino, Brighella, Pantalone, Facanappa – Eugenio Allegri e un gruppo di straordinari attori italiani di solida esperienza nel campo della Commedia dell’Arte, danno vita a un vero e proprio “varietà”.
Un gioco di alta scuola teatrale che unisce tradizione e innovazione e che ripropone all’attenzione di tutti la figura di Gianduja come maschera struggente e esilarante, ironica e patetica, fortemente rivalutata: lontana dagli stereotipi degradanti che hanno finora fatto della maschera piemontese un semplice campione da fiera dei vini.